Punti di vista… come pezzi di un puzzle!

“Quante volte ci hanno ripetuto che «siamo tutti importanti, ma nessuno è indispensabile»? Io non sono mai stato d’accordo, perché ho sempre pensato che siamo tutti indispensabili!

punti-di-vistaSpesso a scuola, durante i miei laboratori, per introdurre i ragazzi al valore della diversità e al pluralismo, li faccio salire in piedi sui banchi.
Rimangono così sorpresi e divertiti nell’osservare la propria classe da un’angolazione nuova e diversa, dalla quale possono notare o scoprire cose che prima non avevano mai osservato.
A quel punto domando loro: «Qual è secondo voi la prospettiva migliore?»
Tutti, ovviamente, mi rispondono in coro: «Dall’alto!». Io invece faccio loro notare come ogni prospettiva permetta di scoprire una parte della verità, ed è solo mettendo insieme tutte le prospettive che possiamo cogliere la realtà nella sua interezza.

Nessun punto di vista, quindi, è superfluo. Tutti siamo indispensabili, un po’ come i pezzi di un puzzle, nel quale non possiamo permetterci il lusso di perdere neppure un solo pezzo.”

eccoci qua…

E’ con grande piacere che annuncio l’uscita del mio nuovo libro “Sbagliando non si impara”, frutto di una riflessione che porto avanti da diversi anni e che ho voluto approfondire e sistematizzare – per poterla condividere con tutti – in questo saggio leggero ed ironico, edito dall’editrice EMI.

Ecco la quarta di copertina:

libri-sbagliando“Se fosse vero che sbagliando si impara, come ci hanno sempre ripetuto,  dovremmo essere tutti perfetti!

Invece continuiamo a ripetere ogni giorno gli stessi errori,  senza neppure troppa fantasia.

Questo accade perché in realtà  è solo dai successi che nasce il cambiamento, a tutti i livelli:  personale, sociale, culturale…

Questo libretto ci mostra come imparare a riconoscerli,  crearli e replicarli.
Come farne insomma
una regola nella nostra vita, anziché una eccezione.”

E questo è l’indice del libro, che è già tutto un programma:

1. Chi cerca non trova
2. Sbagliando non si impara
3. Sbagliare è umano, errare è divino
4. Chi fa da sé fa per sé
5. Tutti sono indispensabili, qualcuno è importante
6. Mogli e buoi dei paesi suoi
7. Mangia come parli
8. Peggio soli che ben accompagnati
9. Ambasciator porta pena
10. Prima il piacere,  insieme al dovere
11. In salita tutti i Santi aiutano
12. Non perdere la bussola… o la mappa
13. Ognuno è perfetto
14. Ricordati che devi sbagliare!
15. Chi non cerca trova

In questo blog ne pubblico qualche breve estratto…

la sincerità è pace fra i nostri desideri e le nostre azioni

“E’ interessante osservare che il termine “sincero” deriva dal latino “sine-cera”, cioé senza cera, con riferimento allo scultore che non usava la cera per mascherare i difetti delle proprie opere.
Quindi sincero è chi non nasconde nulla, per cui non ha nulla da temere.

cuore-cervello-paceIl ché non è poca cosa, poiché come osserva Edmund Burke: “Nessuna passione priva la mente così completamente delle sue capacità di agire e ragionare quanto la paura”.

Ma l’unico modo per non nascondere nulla è non avere nulla da nascondere.

Mi emoziona sempre, rivedendo il film di Gandhi, la scena in cui lui -ancora in Sudafrica- nel teatro stracolmo per l’assemblea contro la legge ingiusta sui lasciapassare, si rivolge alle forze di polizia inglesi presenti nella sala dicendo loro: “Noi non abbiamo nulla da nascondere”.

Chi coltiva in cuor suo questa purezza di intenti non può sbagliare!
Non può sbagliare semplicemente perché c’è in lui coerenza fra ciò che desidera e le azioni che mette in campo per ottenerlo. Quindi non ha spazi interiori di distrazione che possano permettere lo sbaglio.

Mentre invece lasciandosi guidare sinceramente dal suo desiderio è nella condizione migliore per “errare”, cioè, come detto, per conoscere mediante l’esplorazione e l’esperienza diretta.”

ricordati che devi sbagliare!

“Ripeto spesso ai giovani che incontro: “Quando vi dicono che voi siete il futuro, non dovreste sentirvi onorati, dovreste arrabbiarvi! Spesso infatti è solo un modo subdolo per dirvi che intanto, nel presente, decidono gli adulti. Invece anche il presente vi appartiene e avete tutto il diritto di esprimere le vostre opinioni e partecipare attivamente alla costruzione del vostro futuro.”

Niente però, lo sappiamo bene, frena la partecipazione quanto il timore di sentirsi giudfestival-errore-Parigiicati. L’epoké -“sospensione del giudizio”- è a mio avviso uno dei principi fondamentali in educazione!
L’esperienza mi insegna infatti che i ragazzi non sono tanto preoccupati di sbagliare per il brutto voto che ne ricaverebbero, quanto piuttosto per il rischio che ne deriverebbe di essere derisi dai compagni. E ho ragioni per ritenere che lo stesso valga anche per gli adulti!

Un rapporto dell’Ocse ha messo in evidenza la paura degli scolari di alzare la mano e rispondere a una domanda rischiando di essere presi in giro.
Da questa considerazione è nata a Parigi una singolare iniziativa: “Il Festival dell’errore”. L’idea di fondo è quella che i ragazzi debbano “imparare a sbagliare”; cosa ben diversa dall’ “imparare dagli sbagli”.
(…)
Il Festival, nato per avvicinare i giovani alla scienza, vuole incitare i più piccoli ad osare, innovare, uscire dal seminato, proporre idee nuove.
(…)
“Per la maggior parte degli oggetti che ci circondano, non esiste un unico uso corretto. La fantasia e la capacità di innovare sono virtù importanti da coltivare” spiega Girolamo Ramunni, uno degli ideatori del festival e professore al Conservatoire national des arts et métiers.
“Correggere un ragazzo che capovolge un cestino della carta per usarlo come sedia” -prosegue Ramunni- “vuol dire sterilizzare la sua fantasia, costringerlo entro regole che si sono consolidate per pura e semplice pigrizia mentale.”
(…)
Perché errare, si spiega ai bambini, (…) significa mettere alla prova la nostra creatività che dall’errore può far sgorgare l’idea vincente.”

ognuno è perfetto (se è se stesso)

“Ognuno di noi è un miracolo e può fare qualcosa (non tutto) in modo meraviglioso, straordinario. Si tratta di capire però quale sia, esattamente, questo “qualcosa”. Come diceva Albert Einstein: “Ogni persona è un genio. Ma, se giudichi un pesce dalla sua capacità di scalare un albero, passerà tutta la sua vita pensando di essere stupido.” (…)
gallo-fenicotteroRicordo sempre, infatti, che educare deriva dal latino “ex-ducere” che significa “tirare fuori”, ovviamente il meglio, dalle persone.

Per questo il mestiere dell’educatore è meraviglioso e assomiglia molto a quello dell’ostetrica: così come lei, che non porta il bimbo in grembo per cui non può dare la vita, ma può aiutare a farla nascere, allo stesso modo l’educatore può aiutare a far nascere la consapevolezza e a scoprire i propri talenti, da mettere in gioco nella relazione con gli altri.”

sbagliare è umano, errare è divino

charlie brown“Nel linguaggio comune sbagliare ed errare sono normalmente utilizzati come sinonimi. Invece c’è una profonda differenza fra di essi, che è bene indagare.

Secondo la sua definizione etimologica lo sbaglio é la funesta conseguenza della mancanza di attenzione, ovvero della offuscazione della vista prodotta da qualcosa che attrae l’attenzione e fa prendere una cosa per un’altra (da latino “varius” che significa cangiante, abbagliante).
(…)
Sbagliare dunque, per come lo intendo in questo testo, potremmo tradurlo con “distrarsi”, “non prestare attenzione”. Che è qualcosa di assolutamente umano. Ma certo non aiuta ad imparare alcunché.

Errare invece significa andare vagando, senza sapere dove, senza consiglio, da cui i termini errante ed errabondo, ovvero colui che vaga qua e là in luoghi diversi. (…) Questo é un modo naturale ed efficace – caratteristico in particolare dell’infanzia- che ci fa conoscere mediante l’esplorazione e l’esperienza diretta.

Come sosteneva Gandhi: “Un genitore saggio permette al figlio di fare degli errori. E’ un bene, per loro, che di tanto in tanto si brucino le dita.”
Quindi anche il Mahatma non considerava l’errare uno sbaglio, ma una salutare esplorazione!”

uno + uno = uno, oppure… tre

“Se ad una goccia d’acqua si aggiunge un’altra goccia d’acqua, il risultato è una goccia d’acqua, non due. Sommando due concetti infatti si ottiene un solo concetto nuovo, che è la sintesi fra di essi.

pettine-gigante-porta-biciTutta la storia umana potrebbe essere definita come una combinazione di idee, prodotti o servizi prima tra loro scollegati che unendosi si trasformano e danno vita a qualcosa di nuovo: la stampa, ad esempio, è nata quando Gutenberg ha messo insieme gli stampi per il conio delle monete e la pressa per l’uva.

In un certo senso però, paradossalmente, potremmo anche dire che Uno + Uno = Tre, poiché le due idee originarie non scompaiono generando quella nuova che è la sintesi fra di esse.”

 

in salita tutti i Santi aiutano

“In secondo luogo, io non credo, assolutamente, che nella vita si impari solo dai successi. Sarebbe assurdo sostenerlo. E’ nell’esperienza di ciascuno di noi che anche le avversità possono portarci ad una crescita personale.
aquiloniQualcuno ha espresso questo concetto in modo magistrale con questa frase:
“Non aver paura delle difficoltà che incontri. Ricorda che l’aquilone si alza con il vento contrario, mai con quello a favore.”
Eppure noi tutti sappiamo che non sempre è così.

A volte il dolore ci fa crescere, altre invece ci abbruttisce e può anche renderci più cinici. Cos’è dunque che segna la differenza fra due reazioni tanto lontane?
Su questo io ho molto riflettuto e credo che le avversità possano farci crescere solo se riusciamo a trovare in esse un significato.
In questo caso si avvera allora quello che scriveva saggiamente il poeta Khalil Gibran: “Quanto più a fondo il dolore scava nel nostro cuore, tanta più gioia potremo contenere.”
Diversamente accade l’esatto opposto e l’infelicità rischia di produrre soltanto cattiveria, come spiegò nitidamente un giorno un bimbo delle elementari alla sua maestra che aveva evocato il famoso “lupo cattivo” dicendole in modo illuminante: “Maestra, non esistono lupi cattivi, esistono soltanto lupi infelici.”

Mogli e buoi dei paesi suoi

“A ben guardare, da sempre nel corso della storia umana abbiamo imparato dai successi altrui; si tratta della pratica più antica, fin dai tempi della scoperta del fuoco. In fin dei conti, quindi, non c’è nulla di nuovo, se non la possibilità, per noi oggi, di scegliere in maniera consapevole questa pratica!

Il primo passo da compiere, in questa direzione, credo che stia nel recupero della memoria storica, per prendere coscienza fino in fondo della nostra identità plurale e del valore imprescindibile della diversità e della contaminazione reciproca.

diffusione-carta(…) dal mondo arabo riceviamo le basi dell’ottica, della chimica, dell’astronomia. Il calendario fu ideato dai babilonesi che divisero il giorno e la notte in 12 ore ciascuno, precisarono la data delle 4 stagioni e disegnarono la prima mappa di stelle e pianeti; saranno però gli egizi a dividere l’anno in 365 giorni e un quarto come usiamo ancora noi adesso. Ancora dal mondo arabo abbiamo le basi della matematica (i numeri che usiamo oggi sono di origine indiana, ma arrivarono a noi attraverso gli arabi); dal Maghreb riceviamo un contributo fondamentale per la nostra musica (la chitarra, ad esempio) ed architettura. La bussola è stata inventata in Cina, così come la carta più di duemila anni fa. Il timone viene inventato in Egitto più di 5.000 anni fa e segnerà una vera e propria rivoluzione nel modo di navigare.

Ambassadors+from+India+present+Chatrang+to+Khosrow+I+King+of+Persia(…) anche se andiamo a ricercare l’origine dei nostri giochi e giocattoli scopriamo che molti sono arrivati a noi da altri popoli e culture: gli scacchi ad esempio erano un antico gioco di strategia militare con cui si sfidavano a distanza di migliaia di km il re di Persia (chiamato “shāh”) e l’imperatore dell’India, infatti scacco matto deriva da “shāh māt” che in arabo significa “il re è morto”; le trottole sono egizie, come pure la dama (la più antica, datata 5000 a.C., è stata ritrovata dagli archeologi nella città di El-Mahash); lo yo-yo è cinese e ha più di 2500 anni, come pure l’aquilone, già molto diffuso intorno all’anno 1000 a.C..”